Del Ponte

Del Ponte

Era il 15 luglio (l’anno non è rilevante), una sera come tante, fra le sere dei week-end estivi.
Sulla Via circolavano pochissime automobili, data l’ora tarda. Tra queste solo una è centrale per questa storia.
Una semplice utilitaria verde scuro, viaggiava a velocità allegra; al suo interno stavano Bernard, intento a cercare un cd da inserire nel lettore di cui era dotata l’auto di Andy, il quale, al posto di guida, era troppo occupato a pigiare il piede sull’acceleratore per ascoltare la bellissima Charlie, seduta dietro di lui. La ragazza lo pregava di andare più lentamente –Hai bevuto un tantino per andare così veloce…– glielo stava ripetendo da quando avevano imboccato la Via.
Era stata completamente ignorata.
In effetti, la festa per il diciottesimo compleanno dell’amica Nichole, era stata, per i tre giovani, di una noia mortale; constatato questo, cominciarono a bere: fiumi di birra praticamente gratis. Appena poterono, corsero via: meglio starsene a casa che con una mandria di idioti. Probabilmente era questo ciò a cui stavano pensando. Erano giunti nei pressi di una curva quando Andy perse il controllo dell’auto. Più volte l’automobile si capovolse su sé stessa, fermandosi, fortunatamente con le gomme a terra, un attimo prima di cadere nel fossato che fiancheggiava la Via.

Charlie, essendo sprovvista di cinture, batté il capo contro il seggiolino di Andy, perdendo conoscenza.
Appena i due ragazzi si ripresero, si diedero da fare perché l’amica rinvenisse. Il colpo non era stato esageratamente forte, ragion per cui, la ragazza rimase priva di sensi solo per pochi minuti.
– Bene!…Ora guido io! – inveì Bernard contro l’amico, quando Charlie riaprì gli occhi.
– Poi conosco una scorciatoia – continuò – Visto che si è fatto tardi, prenderemo quella – .
Controllarono che l’auto non avesse subito danni eccessivi e vi risalirono.
Bernard li condusse in un vicolo vicino alla curva: una stradina in terra battuta che si perdeva per le campagne.
Era passato un buon quarto d’ora da quando il vicolo era mutato in un sentiero fra la boscaglia.
– Lo sai, vero, dove stiamo andando? – Chiese Charlie, la quale stava ancora massaggiandosi la testa per il dolore.
– Veramente… La strada sembra diversa da quella che ho fatto l’altro giorno…eppure sono sicuro di non aver sbagliato… – Fu la risposta di Bernard.
– Bene, ci siamo persi – si rassegnò Andy – Ed ora che succede? –
Il motore dell’automobile si era fermato improvvisamente.
A nulla valsero i tentativi di farla ripartire.
– Andiamo a cercare aiuto – suggerì Charlie – fra tutti questi alberi e campi ci sarà pure un contadino… –
Continuarono a piedi sul sentiero.
Intorno a loro solo alberi e stelle.
La luna era gialla ed alta nel cielo; avevano percorso quasi un chilometro quando arrivarono ad una grossa arcata di pietra. Decisero di oltrepassarla e fermarsi a riposare ai piedi di una collinetta vicina.
Passò qualche minuto, quando Andy richiamò l’attenzione degli amici. – Guardate là! – disse.
Questi voltarono lo sguardo nella direzione indicata dal loro amico.
– Un piccolo sciame di lucciole – disse Bernard sorridendo.
Delle piccole luci, come minuscole lanterne fluttuanti, volteggiando disordinatamente nell’aria si erano disposte tutt’intorno a loro.
Charlie tese il braccio distendendo il palmo, come solitamente faceva per vedere i minuscoli insetti camminarci sopra.
Una di queste piccolissime torce, si posò sopra la sua mano.
La ragazza avvicinò il palmo al viso e fissò l’esserino scrutandone la figura; dopo pochi secondi, spalancò gli occhi incredula: sul suo palmo non vi era un insetto, bensì una strana creatura che sembrava essere un donna in miniatura, con ali praticamente trasparenti, ma scintillanti, attaccate alle scapole; il volto di questa era solcato da un sorrisetto di beffa che si trasformò in pura cattiveria, mentre i suoi occhi si tinsero di una luce rossastra.
La vista di quel volto trasfigurato, fece spaventare la ragazza, la quale emise un grido nervoso e scagliò lontano quell’essere.
Le sue compagne, non poco contrariate dal gesto, si scagliarono contro i tre malcapitati: occhi, orecchie, naso; ovunque potevano, quelle strane creature luminose continuavano ad infierire.
I giovani scattarono in piedi agitando le braccia intorno al viso, nel disperato tentativo di allontanare quelle dannate lanterne antropomorfe. Quando riuscirono ad atterrarne qualcuna, le altre decisero di ritirarsi, svanendo inghiottite dalla luce siderale.
– Ma che cazzo erano quelle? –
– Non lo so…sembravano…fate! –
– Sé, fate…quelle erano troie!…Charlie…Guarda Andy! –
Andy stava inginocchiato a terra con le mani sul volto abbassato e pareva ansimare.
Charlie gli si avvicinò preoccupata chiedendogli cosa avesse.
Bernard prese le mani dell’amico spostandogliele dal viso: le pupille del ragazzo erano inondate di lacrime ed era in preda ad una forte epistassi.
– Oddio Andy! – gridò Charlie – Stai sanguinando! –
– E’ nel naso!…E’ nel naso! – Andy non riusciva a smettere di urlare ed agitarsi.
Bernard impulsivamente gli sferrò un colpo a pugno chiuso sul setto nasale.
Il ragazzo si accasciò al suolo gemendo.
Dal suo naso, in seguito al colpo, era caduto uno di quegli esserini luminosi, ma la luce che emanava, era ormai fioca. Schiacciandolo col piede, Bernard la spense del tutto.
– Stai bene ora? – chiese Charlie abbracciando Andy. Questi annuì.
Non fecero in tempo a dire altro che, da lontano, iniziò a sentirsi un ritmo veloce e sommesso che scuoteva la terra.
Tutti e tre, simultaneamente, diressero il loro sguardo nella direzione dalla quale proveniva il rumore che aveva catturato la loro attenzione e si faceva via via più veloce e più forte.
Gli occhi dei ragazzi rimasero immobili sulla scena: una mandria di cavalli scuri, cavalcati da sagome ancora più scure, si stava dirigendo verso di loro ad un’esagerata velocità.
– Non è possibile – disse Charlie – …Noi siamo venuti da quella parte…Non c’era niente!!! …Non è possibile. –
Corsero più in fretta che poterono nella direzione opposta.
Qualche istante prima che fossero raggiunti, Bernard vide una nicchia sul lato sinistro del sentiero; sopra suo consiglio i tre giovani vi si precipitarono.
La furia di quell’armata passò in pochi minuti, durante i quali, Andy rimase immobile ripetendo sottovoce le parole dette poco prima da Charlie: “Non è possibile”.
Mentre cercavano di capire cosa stesse succedendo, la ragazza fece cenno agli altri due di tacere. La sua attenzione era stata catturata da un flebile suono alle sue spalle; ripetitivo, ma lento, leggero ma irritante, simile allo sgocciolare del lavandino quando è chiuso male.
Senza girarsi fece un passo indietro, di circa mezzo metro; si sentì bagnare la testa da un liquido, a gocce. Alzò lo sguardo: l’orrore si dipinse sul volto di Charlie in un istante, quando vide appeso capovolto al soffitto, nell’ombra della nicchia, un corpo che doveva essere quello di un bambino; la gola sembrava essere stata lacerata da zanne, e dalla ferita fuoriusciva una grande quantità di sangue.
Da un buio angolo si alzò un ringhio e due pupille bianche, che non avevano niente che potesse appartenere al mondo umano o animale, si accesero nell’oscurità.
Fra le grida di terrore, i ragazzi uscirono più in fretta che poterono dalla nicchia, inseguiti da quello che sembrava un grosso cane nero il quale, correndo ed abbaiando verso di loro, si faceva sempre più vicino, sempre più vicino.
Improvvisamente Bernard si fermò; Charlie ed Andy continuarono a correre chiamandolo ed implorandolo che facesse altrettanto. L’amico, invece, rimase immobile, urlando di fermarsi.
Gli altri due non avevano idea di cosa avesse in mente, ma si fermarono ugualmente, tremanti.
Bernard continuava a rimanere fermo, guardandoli; quando il cane gli fu ad un passo, si gettò a terra di schiena e, mentre saltava sopra di lui, il ragazzo tirò fuori da una tasca dei jeans un coltellino a scatto, conficcandolo nell’addome della bestia. Questa si accasciò a terra fra guaiti di dolore.
Ormai erano stanchi di tutti quegli strani avvenimenti e decisero di tornare indietro aspettando che si facesse giorno: qualcuno sarebbe passato sulla strada… .
Dopo più di un’ora, ormai stremati, avevano raggiunto l’arcata di pietra; ora, però, questa era sigillata da un masso enorme che bloccava ogni possibile via per raggiungere la loro auto.
La disperazione ed il disorientamento si insediarono nell’anima dei tre ragazzi.
Stavano per tornare sui loro passi quando comparve innanzi a loro una figura alta più di due metri ed avvolta da un gigantesco mantello nero notte; l’oscurità copriva il suo volto.
– E tu che diavolo sei? – chiese Bernard spazientito.
La figura ammantata gli diede giusto il tempo di finire la domanda; inferendogli un unico colpo con un affilato machete, lo falciò dalla spalla sinistra al fianco destro.
Andy lanciò un grido di terrore, mentre Charlie rimase paralizzata completamente, fatta eccezione per la sua mandibola che tremava senza controllo alcuno.
Il ragazzo, con gli occhi fissi sul cadavere dell’amico, continuava a piangere chiamando il suo nome.
Tutto questo, in verità, durò qualche frazione di secondo, prima che la lama assassina, già macchiata del sangue di Bernard, non si sporcasse anche di quello del cranio, spaccato a metà, di Andy.
La ragazza corse verso la pietra e vi ci si aggrappò con forza, annaspando sulla liscia parete nel tentativo di scalarla.
La figura nera la guardò impassibile e, non appena Charlie, con fatica, raggiunse la cima del masso, si girò di spalle e scomparve lasciandola sola.
Contemporaneamente tutto quello che vi era intorno, venne inghiottito in un vortice scuro e fiammeggiante.
Charlie aggrappata con tutte le sue forze al masso si sentì bruciare fin dentro le ossa.
Prima di venire risucchiata dal vortice di fuoco nero, aprì per un istante gli occhi: un istante solo; quello sufficiente per vedere bruciare le lamiere dell’automobile che si fondevano alle loro ossa ed ai loro tre giovani corpi.

R.D. Hastur





Pubblicato da Raffaele Cecoro

Raffaele Cecoro ([email protected]) Casertano, laureato in giurisprudenza con una forte passione per la scrittura e per la letteratura. Da qualche mese ha cominciato la stesura del suo primo romanzo e nel tempo libero redige un blog letterario multitematico, il suo stile è un ibrido di humor e serietà.