Liberi tutti sembra l’invocazione di un rivoluzionario, invece è il titolo della nuova fatica letteraria di Giuseppe Acconcia: una raccolta di poesie che parte da spunti autobiografici per poi sfociare in riflessioni sull’era contemporanea: dall’infanzia vissuta in una provincia meridionale alle peregrinazioni (professionali) tra Europa, Africa e Medio Oriente.
Impreziosito dalle dediche a due attivisti della cultura internazionale – l’attore senegalese Mandiaye N’Diayee il poeta egizianoAhmadFoadNigm – il volume di Acconcia nasce dalla sua esperienza all’interno del gruppo “Portico 47”, un insieme di poeti, cantori e cantastorie provenienti da paesi africani, sudamericani ed europei.
Giuseppe Acconcia (1981) è inviato speciale de Il Manifesto e ricercatore per le Università di Londra e Pavia. Laureato in Economia politica alla Bocconi e specializzatosi con una tesi sul ruolo dei militari in politica in Medio Oriente, ha insegnato all’Università Americana del Cairo, lavorato nella sezione Mediterraneo e Medio Oriente dell’Istituto affari internazionali (IAI), al Premio Sakharov (Parlamento europeo) e nella cooperazione euro-mediterranea.
Ha collaborato con The Indipendent e pubblicato saggi, tra gli altri, con Il Mulino, The International Spectator, ISPI. Membro del comitato scientifico della Fondazione per l’Ambiente (Torino) e della Middle East StudiesAssociation (MESA), è autore di Egitto. Democrazia militare (Exorma, 2014), primavera egiziana (Infinito, 2012) e Un inverno di due giorni (Fara, 2007). Testi i tradotti in inglese, francese, spagnolo, portoghese, turco, tedesco, arabo e cinese
Medaglia d’oro della presidenza del Senato (Giornalisti del Mediterraneo 2013), ha realizzato importanti inchieste in Medio Oriente: su Kobane nel Kurdistan siriano, sulla liberazione di TelAbyad da parte dei combattenti curdi sui jihadisti dell’Isis ed ha realizzato reportage da Mahalla al-Kubra, Assouan, Suez, Sinai, al confine libico-egiziano, Iran. Come corrispondente ha scritto, tra l’altro, sulla crisi libica, le rivolte egiziane del 2011, le elezioni del 2012, 2013 e 2014, il golpe egiziano del 2013 e il massacro di piazza Rabi’a al-‘Adawiyya. Ha raccontato le elezioni parlamentari turche del 2015 e la vittoria del partito democratico del Popolo (Hdp) da Diyarbakir. È stato arrestato al Cairo il 2 febbraio 2011 durante le rivolte di piazza Tahrir dai Servizi segreti egiziani (Mukabarat) e in Turchia dalle autorità di confine (2015).