La tragedia Thyssen Krupp

La tragedia Thyssen Krupp

Episodio figlio del degrado sociale e industriale italiano

Il presidente Maria Iannibelli pronuncia la sentenza  accogliendo  le dure richieste dei pm Raffaele Guariniello, Laura Longo e Francesca Traverso, va persino oltre, come nel caso di Priegnitz, membro del board di Thyssen Krupp nel periodo della strage sul lavoro. Con questa sentenza, storica nel panorama italiano, si condanna a 16 anni ad del gruppo. Quindi, sarebbe lecito pensare che tutto si sia risolto al meglio, in realtà vi sono diversi punti oscuri. La Thyssen venne ad investire in Italia con l’ho specifico scopo di acquisire le acciaierie di Terni, perché potevano acquisire a prezzo di saldo, un complesso industriale moderno ed efficiente, e soprattutto, impossessarsi di brevetti essenziali per raggiungere  una posizione di leadership nel mercato globale. Ma, per fare questa operazione (intelligentissima sotto il profilo economico), bisognava farsi carico della “zavorra” dello stabilimento torinese, obsoleto e non specializzato. Fu subito chiaro, che i tedeschi volessero trasferire lo stabilimento torinese in Germania, in questa ottica si smise di investire in manutenzione, sia ordinaria che straordinaria, tanto che la tragedia venne provocata dalla rottura di un tubo dà poche decine di euro. Il comportamento della multinazionale è stato senza dubbio criminale, e ne hanno pagato le conseguenze (forse non del tutto), ma l’elemento, che rende perplessi è che in tutta questa vicenda, in cui una multinazionale straniera fa quello che vuole sulla pelle di persone che vanno a lavoro, sapendo di rischiare la vita, perché l’alternativa è solo la miseria, i sindacati e le istituzione dove erano. In particolare, quei sindacati che bloccano un’azienda con più di 1000 addetti, perché “i padroni malvagi”volevano licenziare tre soggetti che avevano rubato materiale dal magazzino, oppure protestano contro la Fiat perché ha concesso un bonus in denaro ai lavoratori, senza chiedergli il permesso, in questo “mattatoio” dove si erano nascosti.  Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil, che fanno attenuto 100 mila a testa dalla sentenza, si sono limitate a scrivere qualche lettera, in cui si comunicava che la struttura non era del tutto sicura, ma sembra un comportamento eccessivamente buonista, considerando, che hanno fatto battaglie epiche per inezie, come mai, in questa orrenda vicenda sono stati cosi accomodanti, vien quasi da pensare che forse i rapporti tra sindacato ed azienda forse non erano molto tesi, evidentemente la Thyssen avrà un fascino maggiore rispetto ad altri gruppi. Lo stesso viene da dirsi delle istituzioni, ispettorato del lavoro, guardia di finanza, ASL ecc.., anche queste accecate del fascino teutonico made in Thyssen?

Unica cosa certa è, che in questa brutta storia all’italiana, risalta la frustrazione di lavoratori costretti dalla necessità a fare un’attività molto pericolosa, e di un sistema di controlli e tutela completamente avvolto nella nebbia, incapace di vedere anche il più chiaro squallore, un vero inno alla decadenza.

Garofalo Ivano





Pubblicato da Raffaele Cecoro

Raffaele Cecoro ([email protected]) Casertano, laureato in giurisprudenza con una forte passione per la scrittura e per la letteratura. Da qualche mese ha cominciato la stesura del suo primo romanzo e nel tempo libero redige un blog letterario multitematico, il suo stile è un ibrido di humor e serietà.