Profughi, rifugiati, migranti. Una storia che si ripete, sempre uguale, sempre sbagliata

Profughi, rifugiati, migranti. Una storia che si ripete, sempre uguale, sempre sbagliata

Una strana foto, sgualcita, sgranata, nebbiosa. E un trafiletto su un vecchio giornale. Due pezzi di carta stropicciata, roba vecchia, scovata nel fondo di un cassetto tutto scheggiato.

giona

E’ l’inizio di un lungo viaggio nella storia di una famiglia in fuga, Giona. Quando i profughi eravamo noi, di Carlo Ruggiero in uscita per Round Robin editrice il 25 aprile. La storia di due adulti, una ragazzina e tre bambini che hanno patito la fame e il freddo, e che hanno guardato la morte in faccia più volte. Gente maltrattata, rinchiusa, umiliata, gente che si è persa per poi ritrovarsi. Eppure non erano somali, siriani o afghani, e nemmeno curdi. Venivano tutti da un paesino arroccato sui monti Aurunci, in provincia di Frosinone, a neanche 150 chilometri da Roma.

Per settant’anni questi fatti sono rimasti sepolti sotto due dita di polvere, annacquati nel chiacchiericcio quotidiano. Poi sono stati tirati fuori, e per farlo si è dovuto scavare a fondo. Quando si scava, però, di solito ci si sporca le mani e c’è sempre il rischio di graffiarsi. E di scontrarsi con un presente fatto di muri alzati in fretta e furia, di frontiere di filo spinato e indifferenza, di una violenza senza fine. Un presente, insomma, non molto diverso da quel nostro passato.

La storia raccontata in questo libro non è certo unica e irripetibile. Sarebbe potuta accadere in qualsiasi epoca e in qualsiasi luogo. Anzi, con ogni probabilità, ora, sta accadendo di nuovo. Perché la Storia (quella con la S maiuscola) si ripete sempre. La prima volta come tragedia, e la seconda pure.

titolo: Giona (Quando i profughi eravamo noi)
autore: Carlo Ruggiero
collana: Babordo
genere: narrativa
pagine: 288
isbn: 9788898715589
prezzo: € 15
uscita: 25 aprile 2016
link: http://www.roundrobineditrice.it/rred/scheda.aspx?bk=9788898715589

[autore]

Carlo Ruggiero è nato a Frosinone nel 1977. È giornalista professionista e film-maker. Dopo la laurea in Letteratura italiana moderna e contemporanea, ha iniziato a lavorare come autore e regista in canali televisivi satellitari e nella web-tv del Centenario della Cgil. È autore di diversi docu-film, ha pubblicato due reportage narrativi: “Una pietra sul passato” (Ediesse 2012) e “Cattive acque”(Round Robin 2014). Attualmente scrive e filma per la cooperativa di giornalisti Edit.Coop.

[sinossi]

Una strana foto, sgualcita, sgranata, nebbiosa. Un trafiletto su un giornale: “Stampa sera” del 15-16 giugno 1944, “XXII dell’era fascista”. In due pezzi di carta stropicciata è racchiusa la storia di una famiglia, che ha viaggiato a lungo, che ha patito la fame e il freddo. Persone che hanno guardato la morte in faccia più volte, che sono state rinchiuse, umiliate, che si sono perse e ritrovate. Eppure non è la storia di una famiglia somala, siriana o afghana, e nemmeno curda. Erano di un paesino di poche anime arroccato sui monti Aurunci, neanche 150 chilometri da Roma. Questa storia è successa settant’anni fa, ed è iniziata sotto le bombe di Montecassino. Per tutto questo tempo questi fatti sono rimasti sepolti sotto due dita di polvere, annacquati nel chiacchiericcio quotidiano. Poi sono stati tirati fuori, e per farlo si è dovuto scavare a fondo. Quando si scava, però, di solito ci si sporca le mani, c’è sempre il rischio di graffiarsi. E di scontrarsi con una presente che non è molto dissimile da quel fosco passato. Perché la Storia (quella con la S maiuscola) si ripete sempre due volte. La prima come tragedia, la seconda pure.

Inizia tutto così,, roba vecchia, scovata nel fondo di un cassetto tutto scheggiato. “Profughi”, “sfollati”, “inviati verso il nord”: una manciata di parole che mordono a lungo la mente, che si fanno strada a poco a poco come la punta di un trapano. Poi s’impastano con molte altre parole simili che l’hanno già affollata negli ultimi tempi e ti ritrovi invischiato in questo faticoso corpo a corpo con il passato, con quello della tua famiglia e con quello di questo smemorato Paese.





Pubblicato da Raffaele Cecoro

Raffaele Cecoro ([email protected]) Casertano, laureato in giurisprudenza con una forte passione per la scrittura e per la letteratura. Da qualche mese ha cominciato la stesura del suo primo romanzo e nel tempo libero redige un blog letterario multitematico, il suo stile è un ibrido di humor e serietà.