I racconti del Marinaio – Free Cash | Parte Seconda

Racconto inedito di Cecoro Raffaele tratto da “I Racconti del Marinaio”

Mi alzai dal letto e corsi al portatile che era sulla scrivania, mi feci spazio tra il disordine e cercai informazioni. Trovai più di quanto mi aspettassi.
Il caso era già stato aperto dalla procura federale ma dopo circa quattro anni di indagini era stato prontamente archiviato ed il locale era stato venduto ed adibito a centro commerciale. Nell’anno odierno circa cinquantotto gli scomparsi tra quelle mura e non e’ stato mai trovato un corpo o tracce che avessero potuto far pensare ad un omicidio. Era un qualcosa che sembrava oscillasse tra il macabro ed il metafisico, di certo non era assolutamente un qualcosa da sottovalutare.
Mi feci coraggio presi un vecchio giaccone dall’armadio e scesi repentinamente in garage dove già trovai il mio vecchio. Per l’occasione prendemmo il vecchio furgone che usavamo per le commissioni fuori città e partimmo accompagnati da una vecchia canzone dei Begeese trasmessa alla radio.
Dopo circa dieci minuti arrivammo alle porte di China Town ma tuttavia incontrammo qualche difficoltà nel trovare il punto esatto ove si trovasse la Casa Shen, di fatti ci fermammo per chiedere informazioni ad un baffuto vecchio asiatico, che con un sorriso dai risvolti inquietanti ci indicò la strada tracciandocela sul palmo della sua mano. Rimettendoci in cammino mio padre incuriosito da quel personaggio diede uno sguardo allo specchietto retrovisore e notò che il vecchio dagli occhi a mandorla era praticamente svanito nel nulla.
“Che gente bizzarra bazzica da queste parti!”
Esclamò con voce un po’ sospetta.
Vedemmo la cupola della casa e dopo una serpentina di strade intrecciate a mo di cunicoli ci trovammo all’ingresso di essa, che era completamente aperta ed incustodita.
“Scendo un attimo a controllare se si può parcheggiare all’interno, tu aspettami qui…”
Detto questo si tirò su la cerniera del grosso giubbotto, scese dall’auto e con una corsetta da maratoneta diede uno sguardo all’interno, tornò dopo qualche secondo e senza proliferare alcuna parola accese il motore ed entrò di corsa.
Appena anche io fui sceso dall’auto notai intorno a me un’ atmosfera austera e silenziosa, troppo surreale per una metropoli come New York . Ci avvicinammo con calma, mio padre adesso sembrava essere anche lui un po’ intimorito anche se non lo dava a vedere. Ci dirigemmo all’ingresso ove vi era una rampa di scalini che conducevano ad un basamento rialzato dove era situata la grossa porta principale, la quale aveva sulla parte superiore una sorta di architrave dalla stilistica greco – romana, il che sembrava essere piuttosto strano dato che eravamo a China Town. Stemmo per qualche secondo ad indugiare sul da farsi quando la porta aprì da sola uno spiraglio e dall’interno fuoriuscì un gran profumo di fiori freschi, il mio vecchio si fece coraggio ed aprì la porta entrammo senza troppi indugi ma una volta che fummo dentro la porta si richiuse con gran vigore dietro di noi e divenne un tutt’uno con la parete. Lo stupore e la paura per ciò che ci stava accadendo ci squarciò il fiato in gola a tal punto da impedirci di fare considerazioni sull’accaduto.
Guardammo avanti, il tutto era illuminato da torce molto rudimentali fatte di legno e stoppini di stoffa intrisi di pece, il pavimento era cosparso di fiori freschi , mio padre si chinò, ne prese uno lo portò al naso per coglierne l’essenza e gli si sgretolò tra le mani.





Pubblicato da Raffaele_Cecoro

Casertano, laureato in giurisprudenza con una forte passione per la scrittura e per la letteratura. Da qualche mese ha cominciato la stesura del suo primo romanzo e nel tempo libero redige un blog letterario multitematico, il suo stile è un ibrido di humor e serietà.