‘Impossibile’ in fondo è soltanto una parola!

La sfera lentamente sta scivolando, rimbalza una, due volte, poi rotola verso la striscia bianca che divide il mondo esterno da quell’antro aperto, avvolto soltanto da una fine rete colorata d’azzurro.
“No…. Non può essere vero!” pensi.
Il tempo rallenta, si ferma di colpo, mentre osservi quel pallone rotolare tranquillo verso la porta, la tua porta, dopo aver scavalcato il portiere della tua squadra.
“Come sono arrivato fino a questo punto?”
La tua mente vaga come se fosse una macchina del tempo, mentre la tua gamba, quasi contro la tua volontà si muove in avanti. Ti rivedi piccolo mentre giochi rincorrendo quel pallone, amico di tante avventure, sostegno di tante gare, pilastro di tanti sogni. Correvi da bambino, quanto correvi tra le vecchie strade del tuo paese, mentre gli sguardi di lontani anziani ti giudicavano, quasi fossi un delinquente, un poco di buono. Correvi, calciavi e ridevi. Ti sembrava completo il mondo con il pallone tra i piedi, ne eri così morbosamente attaccato che lo sottraevi a tutti coloro che osavano toccarlo. Ci volle poco per diventare il più forte difensore del tuo paese…
Nessuno riusciva a superarti, nessuno era capace di driblarti nonostante non fossi altissimo, ne forte fisicamente. Eri piccolo, ma dentro di te già scorreva il sangue di un vero calciatore.
A sedici anni eri una promessa, considerato un talento tra i tuoi amici, un difensore vero tra i tuoi compagni di squadra. Però si sa, i sogni di un ragazzo di sedici anni sono sempre troppo grandi e già ti vedevi solcare i grandi prati della serie A, magari vestire la maglia della tua squadra del cuore e quella della nazionale, ma non sempre i sogni diventano realtà.
Passarono i primi anni, diventasti un professionista encomiabile, ma il tuo corpo sembrava non darti ascolto, l’impegno che ci mettevi di continuo non era abbastanza e c’era sempre chi era considerato migliore di te. Gli anni passano in fretta e tanto in fretta quel tuo sogno svanì, in sordina, senza che manco te ne potessi accorgere, mentre sudavi sui campi di periferia, ti allenavi sotto la pioggia, il sole cocente, le tempeste e Dio solo sa cos’altro.
Un giorno ti ritrovasti seduto su una panchina a chiederti se ne valesse la pena: “è troppo discontinuo” dicevano di te; “si impegna molto, ma non potrà mai giocare in serie A”; “sarà sempre un calciatore di seconda categoria…”
Poi la tua vita improvvisamente cambiò, un giorno…così…come un tornado che spazzò via tutte preoccupazioni, tutti i sogni infranti, tutte le tue angosce: era arrivata un offerta, non ci pensasti su due volte: “accetto”.
Una maglia di un colore azzurro intenso ora sarebbe stata la tua uniforme, ora dovevi difendere dei colori particolari, un simbolo tanto ambito e quasi insperato: era lei, la tua squadra del cuore….il Napoli.
“Si, certo è in serie C, ma cosa me ne frega!? Poi puntano ad andare in serie A, magari se mi impegno riesco ad arrivarci, a coronare il mio sogno!” pensavi.
Giocasti una partita, poi due, tre…sempre di più mentre la tua squadra, QUELLA squadra scalava posizioni su posizioni. Prima promozione….Serie B….seconda promozione…. SERIE A!
Ce l’avevi fatta, ci eri riuscito….senza nemmeno sapere come, senza nemmeno capire il perché, semplicemente eri riuscito a smentire tutti coloro che avevano sempre detto “non ce la farai mai!”
Ma la storia della tua vita ti aveva riservato qualche altra sorpresa, quasi volesse premiarti per non aver mai mollato, per non esserti mai arreso. Il mister si fidava di te: “sei un uomo onesto e voglio essere sincero con te: farai molta panchina, ma se ti impegni ti terrò in considerazione!”
“Impossibile…” pensasti…ma ancora dovevi capire che “impossibile” è solo una scusa che gli uomini usano quando non credono il loro stessi…
La società cambiò allenatore, poi subentrò un altro ancora. Una persona strana, puntiglioso, meticoloso come pochi. Ogni dettaglio era preso in considerazione, ogni imprevisto calcolato ed eventualmente risolto. Quanto parlava quell’uomo, che parlantina incespicante ma continua, incessante.
Ti meravigliasti quando, dopo solo pochi giorni, ti prese da parte e ti disse:
“Ti impegni molto, se continuerai così potrò anche pensare di schierarti titolare.”
Il tuo impegno aumentò ancora di più, quelle poche, forse banali, parole ti diedero una carica che tu stesso non credevi di poter avere. Giocavi a pallone ogni giorno con ardore crescente, le tue qualità miglioravano come mai avresti pensato, il corpo, dopo tanti anni, finalmente rispondeva esattamente a tutto ciò che la tua mente voleva fare.
Scivolate, interventi, anticipi, copi di testa, rovesciate, contrasti; tutto! Ti riusciva tutto….
Da quel momento ogni tuo limite scomparve, dissolto come neve al sole d’estate. Eri un vero giocatore di Serie A!
Le tue gambe stanno correndo veloci. Mentre la tua mente ancora vaga, il tuo corpo si avvicina alla tua porta e i tuoi occhi sembrano non accorgersene. Ti risvegli dal torpore, te ne accorgi….
Giri la testa verso sinistra e vedi la palla rotolare.
“Sta andando in porta, devo fermarla!” pensi.
“Impossibile!!! Non ce la puoi mai fare!” urla la voce della tua coscienza.
“Impossibile è soltanto una parola!” gli rispondi convinto.
Le tue gambe si piegano, i tuoi piedi spingono la terra sotto di loro e il tuo corpo vola in avanti, teso come una spada affilata. La pelle struscia sull’erba, il pantaloncini bianchi si sporcano di verde e la palla si allontana dalla porta…
“Impossibile in fondo è soltanto una parola!”

di Luigi Fabrizio