Olocausto, un passato da ricordare che non deve avere futuro

Olocausto, un passato da ricordare che non deve avere futuro

L’umanità ha sicuramente mostrato il suo volto peggiore con l’olocausto, un eccidio “motivato” con strane dottrine di natura politico – filosofica, che ha scalfito in modo indelebile la storia dell’uomo civilizzato. “Se questo è un uomo” gridava a gran voce Primo Levi, affinché la sua storia e quella di milioni di ebrei non appartenesse al passato, affinché quella ciclicità filosofeggiata dal Nietzsche non possa trovare applicazione in futuro. Gli Ebrei erano accusati di tradimento, di essere nemici del popolo teutonico e di aver mandato in rovina l’economia della Germania, che cercava un pretesto per scrollarsi di dosso l’etichetta di nazione fallita, e per far la voce grossa all’Europa e al mondo, Adolf Hitler scelse la rumorosa strada della violenza.
La persecuzione vera e propria cominciò già nel lontano 1933, ben cinque anni prima della famosa notte dei cristalli che diede vita ad una vera e propria caccia all’ebreo. Hitler da leader carismatico riuscì a persuadere un intero popolo, lo costrinse all’odio razziale, ma non si limitò a questo, riuscì a convincere anche altri capi europei della genuinità delle sue tesi e li invitò a perseguire la stessa strada.
La domanda che giustamente un acuto osservatore dei fatti storici si pone è: cosa genera tutto questo male? Hanna Arendt, filosofa e storica tedesca ci viene incontro e nel suo scritto, quasi esegetico “La banalità del male”, nel quale attraverso la vicenda Eichmann, ci spiega come il male possa non avere radici profonde, e che sia proprio l’assenza di queste ultime, oltre a quella di memoria, del non ritornare sui propri pensieri e sulle proprie azioni tramite un costante dialogo con il proprio ego, che uomini spesso banali si trasformano in autentici promotori del male. La stessa banalità, com’è accaduto nella Germania nazista, rende il popolo schiavo, “una massa amorfa” che diviene complice passiva di un solo individuo che non si sente più l’unico responsabile dei suoi crimini, ma trova una silenziosa accondiscendenza nella gente comune che vede il dittatore come una figura di un’intelligenza superiore frutto di un intercessione divina. La descrizione di Eichmann, dimostra quanto siano banali e quasi goffi gli interpreti del male, senza alcuna base solida, vittime di ignoranza e sudditanza psicologica e carnefici della loro stessa specie.
E’importante pertanto che la Shoah, sia sempre un argomento di assoluta attualità, la panacea del male pregresso sta nel ricordo, nella critica costruttiva del passato affinché il male non possa tornare in futuro. Le democrazie moderne sono in qualche modo già una garanzia, ma non basta, bisogna infatti che i popoli, decidano di partecipare attivamente alla vita politica, condividerne o contrastarne le decisioni, e tutto questo passa dalla cultura. L’ olocausto ha come nota tristemente positiva, che il sacrificio di milioni di ebrei possa aver aperto un cammino di salvezza per l’umanità facendo rinascere nell’uomo comune il senso della giustizia, della morale e del divino, e che la dottrina dell’ “homo homini lupus” divenga emblema della sana competizione piuttosto che dell’ odio sfrenato e dell’egoismo.

Raffaele Cecoro





Pubblicato da Raffaele Cecoro

Raffaele Cecoro ([email protected]) Casertano, laureato in giurisprudenza con una forte passione per la scrittura e per la letteratura. Da qualche mese ha cominciato la stesura del suo primo romanzo e nel tempo libero redige un blog letterario multitematico, il suo stile è un ibrido di humor e serietà.