IN USCITA UN INEDITO DI UNA DELLE PIÙ GRANDI SCRITTRICI FRANCESI DEL NOVECENTO
PRESENTAZIONE IN ANTEPRIMA DELL’INEDITO:
La ragazza del cinema
Marguerite Duras
Nota introduttiva di Sandra Petrignani
Traduzione di Angelo Molica Franco
GIOVEDI’ 3 APRILE – ORE 18,30
Intervengono:
SANDRA PETRIGNANI – scrittrice e giornalista
ANGELO MOLICA FRANCO – editor e traduttore
PIETRO DEL VECCHIO – editore
Libreria Arion Monti – Via Cavour, 255 – Roma
Tel 06.4882821
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NEL CENTENARIO DELLA NASCITA DI MARGUERITE DURAS
UN INEDITO DI UNA DELLE PIÙ GRANDI SCRITTRICI FRANCESI DEL NOVECENTO: LA CONFERMA DELLA COERENZA E DELL’ACUTEZZA DI UNA ECCEZIONALE OSSERVATRICE DELL’UMANITÀ.
Dal 16 aprile in cartaceo e in digitale
Marguerite Duras
La ragazza del cinema
Nota introduttiva di Sandra Petrignani
Traduzione di Angelo Molica Franco
Dal 4 aprile esclusivamente in digitale
“LA MINACCIA DELLA LUCE”
Traduzione di Angelo Molica Franco
UN’INTERVISTA INEDITA A MARGUERITE DURAS
REALIZZATA DALLA SUA STORICA AMICA E BIOGRAFA UFFICIALE MICHELLE PORTE, IN CUI CI SVELA
LA FILOSOFIA DEL SUO FARE CINEMA
“Non so se ho scoperto il cinema. So che l’ho fatto. Per i professionisti,
il mio cinema non esiste”. M. Duras
Un inedito di Marguerite Duras, Il camion, si accosta in un unico piano–sequenza al più
noto Agatha: la conferma della coerenza e dell’acutezza di una grande osservatrice dell’umanità. Nei testi, la struttura cinematografica conferisce ancora maggior densità alle parole, che diventano il sottofondo musicale del tempo che scorre. In Agatha un uomo ritrova la sorella che non vede da anni, nella casa al mare. Si svela pian piano il ricordo delle estati da adolescenti, dell’inquieto desiderio che aleggiava tra i due, intessuto della voglia di partire, di andare via. Un impeto incestuoso narrato come un amore puro e irrealizzabile, vissuto come assoluto, al limite della realtà possibile. L’azione de Il camion si svolge tutta in una stanza: Gérard Depardieu e Marguerite Duras leggono la storia di una donna che ogni sera si fa dare un passaggio su un camion diverso e ogni sera racconta all’autista, che non la ascolta mai, la sua vita, per la prima volta. Tra i due personaggi, in salotto, le storie sembrano acquisire forma materiale insieme alla donna che le narra, in una tensione irrisolta e terribilmente perturbante.
“Dicevi, credo, che per quanto lontano, dovremmo provocarlo quell’obbligo ad abbandonarci, che un giorno dovremmo scegliere una data, un luogo, e fermarci, e dopo fare in modo che non si possa più impedire il viaggio.”
Marguerite Duras
“Il pubblico di Duras deve essere pronto a tutto, sia al cinema sia leggendola. Deve abbandonarsi a un flusso, oscillare, regredire, crederle ciecamente, credere che lei comunque stia dicendo la verità.”
Sandra Petrignani
Marguerite Duras è una delle più grandi intellettuali francesi del Novecento. Tra i suoi romanzi, tutti pubblicati in Italia da Feltrinelli, ricordiamo L’amante, L’amante della Cina del Nord, Il dolore, Il marinaio di Gibilterra. Nata in Indocina nel 1914, ritrae con esattezza e passione l’infinito universo dei tipi umani, restituendo in tutti i suoi testi la commistione di nostalgia e coraggio che la accompagnò per tutta la vita, nell’infanzia esotica, nei suoi numerosi spostamenti, nella guerra di resistenza, nella partecipazione alle contestazioni studentesche e nella conclusione solitaria e riflessiva della sua vita.
LA RAGAZZA DEL CINEMA:
Collana formebrevi
ISBN: 978-886-110-100-5| Pagine: 120 /brossura
euro 14,50 /
LA MINACCIA DELLA LUCE:
ISBN: 978-886-110-116-6
euro: 5,99 euro
Da un testo del traduttore Angelo Molica Franco:
In oltre cinquant’anni di attività, Marguerite Duras (1914 -1996), ha pubblicato più di sessanta testi e si è occupata della regia di diciannove film.
L’attività di regia di Marguerite Duras, a quanto dicono fonti ufficiali, finisce nel 1984 in coregia con Jean Mascolo di Les Enfants.
La sua opera, però, ha influenzato e contaminato la tradizione cinematografica a un punto tale che quest’ultima risulta fondata su un linguaggio personale e particolare che spoglia il cinema stesso dei suoi contributi classici quali l’essenzialità del ruolo degli attori, un sapiente uso del montaggio e dei movimenti di macchina, l’importanza del proseguirsi dell’azione.
Marguerite Duras crea un “altro” cinema, inventa nuove regole e nuovi significanti (e significati) che modella sulle sue esigenze, che sgorgano prima di tutto dalla sua scrittura. Tramite il suo lavoro, Duras professa un ritorno all’immaginario, in prima analisi fugando le regole del romanzo tradizionale, dove tutto è troppo detto, e successivamente con i suoi film non assecondando i canoni del cinema classico, dove tutto è troppo mostrato. Come vedremo, questo ritorno all’immaginario si attua attraverso la creazione di vuoti, di sospensioni, di assenza di parole, di spiegazioni e, talvolta, perfino di una vera e propria trama. L’opera cinematografica della scrittrice francese è senza dubbio una delle più straordinarie e meno valorizzate esperienze artistiche del ventesimo secolo. Dalla sceneggiatura di “Hiroshima mon amour” fino ai capolavori “ricorsivi”: “India Song” e “Son nom de Venise dans Calcutta désert”, “Le camion”, “Agatha” e la doppia “Aurélia Steiner”.
“Non so se ho scoperto il cinema – dice Marguerite -. So che l’ho fatto. Per i professionisti, il mio cinema non esiste”.
L’opera di Marguerite Duras non si prefigge come scopo quello di essere eloquente o esplicativa, quanto piuttosto di rispettare l’impossibilità di dire, di scrivere, di mostrare la potenza del desiderio, la forza del sentimento amoroso o la condizione, a volte misera, dell’essere umano. E ciò si attua sia sul piano formale, attraverso una progressiva rarefazione del testo scritto e cinematografico, sia sul piano narrativo-tematico, attraverso la scelta di storie che ruotano esse stesse intorno a un evento mancante e in cui molto viene tralasciato. L’opera di Duras è perciò tesa principalmente all’evocare e non al raccontare, all’indagare, al descrivere.