INTERVISTA| Chiara Giacobelli la scrittrice marchigiana vincitrice dello Yourcenar 2014

INTERVISTA| Chiara Giacobelli la scrittrice marchigiana vincitrice dello Yourcenar 2014

Oggi sulle pagine di Scrigno conosciamo Chiara Giacobelli, 31 anni, scrittrice e giornalista, vincitrice del premio Marguerite Yourcenar 2014.

 

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Prima di tutto chi è Chiara Giacobelli

Chiara Giacobelli è una scrittrice e una giornalista di 31 anni, originaria delle Marche. Con la Newton Compton Editori ha pubblicato il libro di successo 101 cose da fare nelle Marche almeno una volta nella vita e in seguito 1001 monasteri e santuari in Italia da visitare almeno una volta nella vita, mentre per Le Mani ha firmato il saggio Furio Scarpelli. Il cinema viene dopo insieme ad Alessio Accardo e Federico Govoni, con la prefazione di Ettore Scola (vincitore del Primo Premio nella sezione Giornalismo e Critica del concorso Mario Soldati 2014). Lo scorso anno ha pubblicato una guida alternativa dal titolo Emilia Romagna. Una visione artistica con la collaborazione della Round Table Bologna, del Comune di Bologna, della Provincia di Bologna e della Regione Emilia Romagna.

Scrive inoltre romanzi, racconti, libri sul territorio e biografie di personaggi celebri, come la Prima Ballerina dell’Hamburg Ballett Silvia Azzoni (Benois de la Danse) di cui sta curando la biografia. Con il racconto “Causa di forza maggiore” ha vinto il Primo Premio nella sezione Narrativa del Concorso Letterario Internazionale Marguerite Yourcenar 2014. Come giornalista, lavora invece per le pagine di Cultura e Spettacolo di NanoPress e tiene la rubrica “La dolce vita” sul sito My Luxury. Attualmente è rappresentata dall’agenzia letteraria Walkabout Literary Agency di Roma. La sua pagina web è www.chiaragiacobelli.com.

Come nasce questa sua passione per la scrittura?

Non nasce, nel senso che nasce insieme a me. Mi ricordo di aver iniziato a scrivere non appena ho preso la penna in mano e ho imparato l’alfabeto: all’inizio erano solo diari, racconti, storie, temi scolastici, poi già alle medie scrivevo romanzi di cui nessuno è stato portato a termine. Storie d’amore, per lo più: era il mio modo per estraniarmi da una realtà che spesso non mi piaceva troppo e inventarne un’altra più bella. Non per questo ho sempre pensato che nella vita sarei stata una scrittrice di professione: a casa mia sembrava una cosa assurda, quindi avevo ripiegato nel ruolo di addetta stampa. Grazie ad alcune persone che hanno creduto in me sin dall’inizio, sono riuscita a poco a poco a far emergere un’indole artistica che ho sempre avuto, ma che per molto tempo mi ha causato più problemi che gioie.

Il suo modus scribendi è influenzato da qualche autore o corrente in particolare?

No, perché non ho un modus scribendi, sono eclettica a 360 gradi. Mi piace cambiare totalmente stile, mi diverto quando le stesse persone leggono testi scritti da me e non immaginano neppure lontanamente che la scrittrice sia sempre la stessa. Sono curiosa nei confronti del mondo in generale e questo mio modo di essere si rispecchia anche nella scrittura, che per me è una continua sperimentazione. Ci sono comuque autori che prediligo in particolar modo, ma a questa domanda mi viene sempre inevitabilmente da rispondere citando i classici: Flaubert, Dickens, Emily Bronte, Coleridge, Goethe, Mann, Shakespeare e tutta una serie di altri defunti da cui traggo ispirazione per sognare.

In che genere pensa che la sua narrativa debba essere collocata?

Torno alla risposta precedente: dipende dalla narrativa. Non c’è un genere specifico. Adesso, ad esempio, sto terminando di scrivere un romanzo che è una tipica commedia al femminile tutta da ridere, il classico libro brillante e romantico a cui appassionarsi sotto l’ombrellone. Contemporaneamente, ho scritto un monologo che mi piacerebbe portare a teatro molto riflessivo e intimista, mentre il secondo romanzo a cui sto lavorando (sono più o meno a metà) tratta del delicato tema della Clown Terapia e del rapporto tra paziente-bambino e medico, quindi richiede una sensibilità e uno stile completamente diversi. Insomma, non sono e non voglio essere collocata all’interno di nessun tipo di categorizzazione. Non è il mio caso.

A quale delle sue pubblicazioni è maggiormente legata?

Per ora a nessuna in particolare, perché è vero che ho pubblicato in tutto sette libri, ma il mio romanzo d’esordio deve ancora arrivare. Mi sento legata a quello più di ogni altro lavoro, al momento, e spero tanto che sarà presto in libreria.

Cosa c’è del suo vissuto nel racconto “Causa di forza maggiore” premiato al Marguerite Yourcenar 2014?

C’è molto, quasi tutto, dall’incontro con il barbone alla storia della malattia, che mi aveva gettato nello stato d’inerzia di cui parlo nel racconto. Ciò che mi interessava più di tutto era proprio questo, il concetto dell’inerzia umana in primis, e poi l’idea per cui i “reduci del ventre del mare” non vedranno mai più le cose alla stessa maniera di prima: c’è un genere di dolore che ti cambia nel profondo, genera consapevolezza e ti rende una persona diversa.

Sogni nel cassetto e progetti per il futuro?
Il mio sogno nel cassetto è semplicemente quello di riuscire a vivere della mia arte, in salute. Ciò mi rende prima di tutto libera, e poi felice. Attualmente sto lavorando a diversi libri di varia oltre ai romanzi, sono sempre in fermento con mille idee nuove; inoltre, mi piacerebbe molto fare un’esperienza significativa (specialmente se da un punto di vista professionale) all’estero, soprattutto in America.
 
Saluti i nostri lettori con una citazione a cui è particolarmente legata.
“Ricorderai di avermi atteso tanto, e avrai negli occhi un rapido sospiro”. Ungaretti





Pubblicato da Raffaele Cecoro

Raffaele Cecoro ([email protected]) Casertano, laureato in giurisprudenza con una forte passione per la scrittura e per la letteratura. Da qualche mese ha cominciato la stesura del suo primo romanzo e nel tempo libero redige un blog letterario multitematico, il suo stile è un ibrido di humor e serietà.

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