Fenomenologia del “bunga bunga”

Il neologismo onomatopeico, da caso giudiziario a tormentone mediatico

Bunga Bunga, due parole identiche che fuoriescono dai fascicoli di un’indagine giudiziaria, si sono trasformate rapidamente in un vero e proprio fenomeno mediatico. L’onomatopeico neologismo dal giorno in cui è stato coniato ha avuto un ingente successo. In molti, forse troppi ne fanno largo uso e abuso in ogni ambito tralasciando l’importanza dell’indagine, satira e giornalismo in primis. Il significato originario, stando alle cronache, dovrebbe essere sessualmente esplicito. Analizziamo per prima la satira che subito parte in quinta e riesce a realizzare con il genio ribelle di Elio e le Storie tese una canzonetta sulle ali del successo estivo Waka Waka: inutile commentare l’enorme successo internettiano consacrato dal duo inscindibile YouTube – Facebook. In seconda analisi è facile imbattersi in titoli che si fregiano del termine così per scherno a partire dalla Gazzetta dello Sport che titola la sua uscita domenicale “Bunga Bunga Juve” , sorte ha voluto che la squadra torinese sabato in serale battesse il Milan, il cui presidente Silvio Berlusconi è uomo fulcro dell’indagine della procura di Milano. Una riflessione deve essere fatta sui fenomeni degli ultimi tempi, da Avetrana ad Arcore senza dimenticare gli altri numerosissimi casi nei quali il fenomeno mediatico ha superato l’etica, virtualizzando gli eventi, rendendoli mangime televisivo, celando le amoralità dei fatti dietro set televisvi più o meno scenici che hanno dirottato l’attenzione sull’estetica anteponendola alla gravità dei misfatti e in tutto questo caos non ci resta che augurare più bunga bunga per tutti.

Raffaele Cecoro Da L’Essenziale Online





Pubblicato da Raffaele_Cecoro

Casertano, laureato in giurisprudenza con una forte passione per la scrittura e per la letteratura. Da qualche mese ha cominciato la stesura del suo primo romanzo e nel tempo libero redige un blog letterario multitematico, il suo stile è un ibrido di humor e serietà.