I racconti del Marinaio – Free Cash | Parte Quarta

Racconto inedito di Cecoro Raffaele tratto da “I Racconti del Marinaio”

Mio padre, accortosi di ciò, velocemente mi tese un braccio e tirandomi a se mi invitò con un gesto di mano ad accelerare il passo corremmo per più di tre minuti nel buio totale, quando d’improvviso ci ritrovammo in una sorta di ingresso circolare illuminato da luce soffusa, sembrava un alba.
Sentimmo un forte e disperato pianto ma intorno a noi non vedevamo nessuno.
“C’e’ nessuno!?! Chiunque tu sia esci fuori se hai bisogno d’aiuto!”
Fu così che mio padre interrupe il silenzio. E vedemmo un ombra proiettata sul muro che diveniva sempre più grande segno che quella persona si stava avvicinando a noi ancora singhiozzando e deglutendo lacrime di dolore. Timorosi, ci voltammo repentinamente e ci trovammo davanti un ragazzo in lacrime dal volto efebico , che aveva indosso una vecchia armatura ed uno spadino con la lama intrisa di sangue vivo, in un primo momento avemmo paura poi mio padre si fece coraggio ed esordì dicendo:
“Chi sei giovane? Che ci fai qui?
Il ragazzo sembro del tutto meravigliato dalla nostra presenza, aveva timore di noi, ma tuttavia tirò un sospiro e disse:
“Sono Niso, figlio d’Irtaco , prode guerriero dell’esercito di Enea nostro condottiero…”
Ascoltando le parole di quel giovane mi sembrò di rituffarmi tra i banchi di scuola, stavamo vivendo una vicenda del tutto strana, ci ritrovavamo di fronte un personaggio che era vissuto millenni prima di noi, ed eravamo talmente immersi nella fitta trama di quella storia che il pensiero d’uscire da quel labirinto non affiorava per niente le nostre menti, che sembravano narcotizzate da quella che per noi adesso era la realtà, era il presente.
“Perché piangi ?”
Chiese incuriosito mio padre. Quella domanda creò nel giovane un nuovo senso d’angoscia che lo portò ad un nuovo pianto, tuttavia interrotto da queste strazianti parole:
“Piango la morte del mio amico nonché compagno d’armi Eurialo, morto per mano di Volscente a causa dell’incalzare dell’alba che scisse il patto con le tenebre….”
Spiegai meglio la storia a mio padre che non per sua colpa in gioventù era stato un po’ avulso dai contesti scolastici.
Niso con quasi femminea gentilezza decise d’accompagnarci nel nostro viaggio, anche lui era in cerca di una via d’uscita ci disse che era da moltissimo tempo rinchiuso tra quelle mura. A piccoli passi ci incamminavamo lungo il secondo corridoio che ci si poneva davanti, anche questa volta buio ed austerità dominavano la scena. Vi erano porte che comparivano e scomparivano alla nostra vista.
“Non provate ad aprirle sono porte ingannatrici del male, in poco tempo potreste essere inghiottiti dai vortici marini di Poseidone che ne e’ tristo custode….”
Così ci spiego il giovane soldato.
“Fate silenzio! Sento dei lamenti!”
Esclamai io con tono basso.
“Non preoccuparti, e’ Argo il vecchio cane fedele ad Odisseo che e’ a guardia della dolce Penelope, la quale da anni ormai tesse la tela aspettando il ritorno del suo amato….”
Mentre pronunziava tali parole si avvicinò alla porta che aveva alla sua destra, prese la torcia dalle mani di mio padre e la avvicinò al pavimento mostrandoci la docile bestia che si lasciava andare alle carezze del giovane. Il vecchio Argo tuttavia si mostrò irrequieto, sembrava provato da un forte dolore.





Pubblicato da Raffaele_Cecoro

Casertano, laureato in giurisprudenza con una forte passione per la scrittura e per la letteratura. Da qualche mese ha cominciato la stesura del suo primo romanzo e nel tempo libero redige un blog letterario multitematico, il suo stile è un ibrido di humor e serietà.