Michael Christensen, il vero inventore della clown-terapia

Michael Christensen, il vero inventore della clown-terapia

I primi “dottori-clown” apparvero negli anni ’80 a New York. I primi fondatori dell’unità di clown-terapia (The Clown Care Unit) furono nel 1986 Michael Christensen, clown professionista, e Paul Binder. Il loro scopo era quello di donare il sorriso e portare la fantasia negli ospedali pediatrici. Oggi tale fondazione ha sviluppato il suo operato nel territorio dello stato di New York. Attraverso un articolo di Chiara Giacobelli scopriamo la storia del suo principale ideatore .

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Chiara Giacobelli, giornalista nonché amica di Scrigno, qualche giorno fa ha pubblicato sull’HuffPost Italia un articolo interessantissimo che racconta la storia di Michael Christensen, inventore della clownterapia, un articolo emozionante che scandaglia la storia di un uomo che ha rivoluzionato il mondo della pediatria, un pezzo che abbiamo deciso  di riproporvi  tra le pagine di Scrigno con una breve intervista in esclusiva all’autrice marchigiana.

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Come nasce l’idea di scrivere un articolo su questo personaggio?

Quando proposi un articolo, e persino un romanzo, sul personaggio di Michael Christensen, il vero inventore della clownterapia, all’inizio mi scontrai con lo scetticismo degli addetti ai lavori. “Non è un argomento che tira, gli italiani preferiscono leggere altre storie”, mi è stato detto. Storie di provincia, ambientate nei nostri paesini, con protagonisti italiani alle prese con i soliti problemi a cui siamo abituati, forse persino assuefatti.
Io sono andata avanti dritta per la mia strada, perché la pensavo in maniera diversa, e grazie a Stefano Baldolini, responsabile dei blogger, questo articolo è stato pubblicato sull’HuffPost Italia. Ci aspettavamo pochi like e condivisioni, ma non ci interessava: ci piaceva il tema trattato e lo trovavamo importante da divulgare.
Qualche giorno fa ho controllato, come ogni tanto mi capita di fare, che riscontro aveva avuto questo post e sono (siamo) rimasti a bocca aperta nello scoprire le oltre 200 condivisioni e più di 1.200 like, a fronte di tante più visualizzazioni. Si tratta di numeri altissimi per una blogger dell’Huff che non è un personaggio famoso, e neppure vi scrive da anni.
Per me, questa è una gratificazione personale come poche altre nella vita, perché dimostra che a volte seguire l’istinto non è sbagliato, ma soprattutto è la prova lampante che tutto quanto si dica sui lettori italiani non è vero: evidentemente c’è un pubblico tanto più grande di quello che si possa immaginare ormai stanco di trovarsi di fronte sempre le stesse proposte. Ci sono persone – moltissime – che hanno voglia di sognare insieme alle vicende di eroi lontani eppur vicini a noi, perché forse questa Italia così malridotta ha più bisogno e desiderio di cambiamento di quanto si possa pensare.

Ma chi è Michael Christensen e cos’è la clownterapia?
Michael Christensen è un vero eroe, la clownterapia un argomento che tocca tutti noi: tante sono le persone che hanno avuto a che fare con gli ospedali e in ogni caso un domani potrebbe capitare a tutti. Stiamo parlando del nostro futuro, del nostro benessere, del nostro amore messo in gioco per migliorarci.
Io sono profondamente orgogliosa dei risultati ottenuti scrivendo questa storia che ha fatto commuovere e appassionare, e per questo sempre più convinta di volerci scriverci un romanzo sopra. Grazie a tutti coloro che hanno sostenuto questo articolo, e grazie al Big Apple Circus di New York

ARTICOLO

Walla Walla (Washington), 15 gennaio 1955 – Le sudicie palline verdi recuperate qualche giorno prima frugando dentro un cassonetto dei rifiuti ruotavano di malavoglia l’una dietro l’altra, cadendo a terra con una frequenza di circa due giri su tre, il che poteva voler dire soltanto una cosa: non era un giocoliere e probabilmente mai lo sarebbe stato. Quando le aveva scovate dentro quel cumulo di scartoffie, resti alimentari, bottiglie di plastica accartocciate, per un attimo Michael aveva stupidamente creduto che la sua vita si sarebbe potuta trasformare in un sogno: giocoliere, clown, circense, magari attore, e diverse altre fantasticherie. Nulla di tutto ciò adesso gli sembrava più possibile, niente era vero: l’unica cosa vera, in quella casa sperduta e decadente di una città che di comico aveva solo il nome, Walla Walla, erano le urla incespicate di sua madre. Era ubriaca, come ogni notte, e inveiva contro un uomo che appena qualche minuto prima ansimava insieme a lei nella stanza accanto. Uno qualunque, tra i tanti che si succedevano dentro e fuori quella baracca; a volte capitava persino che un tizio più matto degli altri arrivasse a farsi convincere di sposarla, in un attimo di follia, ma subito dopo la abbandonava di nuovo, sola, con due figli a carico e una smania per l’alcol che la consumava impietosa.

La porta della camera si aprì all’improvviso: “Happy birthday to you, happy birthday to you…”. Kenneth, suo fratello maggiore, aveva il viso nascosto dall’oscurità e da una piccola torta che aveva comprato lavorando sino a tardi, con una sola candelina accesa sopra la panna montana di ultima categoria. Era tutto ciò che si era potuto permettere, ma per Michael era tantissimo: lui non si era dimenticato del suo compleanno. “Non dormi ancora, piccolo Stubs?” lo chiamava sempre in quel modo, e lo faceva da così tanto tempo che non ricordava nemmeno più il perché. Ad ogni modo, gli piaceva; anzi, a dire il vero tutto ciò che faceva Kenneth era straordinario: gli altri bambini della sua età avevano ciascuno un super-eroe preferito e andavano a scuola con i pupazzetti che le loro mamme compravano loro per farli felici. Michael tutto questo non lo aveva mai avuto, però aveva Kenneth e, almeno a parer suo, come supereroe se la cavava benissimo. Continua la lettura su L’Huffington Post LINK

Un video promo della fondazione creata da Michael Christensen





Pubblicato da Raffaele Cecoro

Raffaele Cecoro ([email protected]) Casertano, laureato in giurisprudenza con una forte passione per la scrittura e per la letteratura. Da qualche mese ha cominciato la stesura del suo primo romanzo e nel tempo libero redige un blog letterario multitematico, il suo stile è un ibrido di humor e serietà.