Michele Zagaria, il boss di Gomorra: ecco l’identikit

Michele Zagaria, il boss di Gomorra: ecco l’identikit

“Il boss imprenditore stanato in un bunker ipertecnologico nella sua Casapesenna”


Stanco, provato ed invecchiato. Nessuna somiglianza a un divo di Hollywood. E’ questo il ritratto di Michele Zagaria, che per quindici anni si è nascosto nella sua Casapesenna sotto una coperta di omertà che, col passare del tempo le nuove leve della camorra gli hanno scippato di dosso. Sulla sua vita tante lggende: una tigre addomesticata, la vita monastica nel noto “Tempio” di Casapesenna. Tanto – forse troppo – si tramanda su quanto di cinematografico sia accaduto nei quindici anni di fuga della mente imprenditoriale del clan dei Casalesi, finanziatore e capo di decine di imprese che hanno cementificato in diverse parti d’Italia, quello stesso cemento che in cui si era rifugiato, nel bunker di un’anonima villett,a nascosta in un cunicolo di viuzze un nascondiglio ipertecnologico degno di un divo dei fumetti come Diabolik. “Capastorta” (testa storta) così definito per un’ernia all’altezza della nuca, in questi anni ha sovvertito le leggi dell’economia con l’ausilio della violenza e della corruzione, prendendo il posto dello Stato per parte della cittadinanza di Terra di Lavoro: basti pensare a parte della sua Casapesenna che ne piange l’arresto. Zio Michele era lì nel suo feudo a governare, a impartire ordini, “dava il pane” alla sua gente in cambio di rispetto e protezione facendo uso ed abuso della politica locale, a cui guardava con disprezzo (amava definire i politici “cavallucci da galoppo”). Anche a Reggio Emilia e nel modenese in particolare, conoscevano bene i Zagaria: il nord era un’oasi tranquilla nella quale “pulire i soldi sporchi” con colate di cemento, lo stesso nord che adesso ospiterà la sua detenzione in 41bis. Dopo la sua cattura, è doveroso fare una riflessione. La criminalità offre ciò che lo Stato non riesce a dare: lavoro, sicurezza e serenità. La cattura di un criminale è si una vittoria per lo Stato, ma bisogna ricordare che sono le stesse istituzioni a creare l’humus perfetto per la proliferazione delle associazioni a stampo mafioso.

Raffaele Cecoro





Pubblicato da Raffaele Cecoro

Raffaele Cecoro ([email protected]) Casertano, laureato in giurisprudenza con una forte passione per la scrittura e per la letteratura. Da qualche mese ha cominciato la stesura del suo primo romanzo e nel tempo libero redige un blog letterario multitematico, il suo stile è un ibrido di humor e serietà.