Il Napoletano è come il Tufo!

La risacca del mare trascina con se anche il rumore del continuo e tumultuoso infrangersi. Acqua contro pietra da centinaia di anni, secoli dopo secoli: una guerra senza fine, una lotta costante e continua, senza che nessuno receda, senza che nessuno si arrenda. La pietra resiste incessante, lentamente si leviga, si modifica, ma non si piega, non si lascia trasportare.
Ogni singolo mattone sopporta, perché sa che se dovesse venire meno, tutta l’alta parete potrebbe crollare.
Qui intorno a me quasi tutto è costruito con questo strano materiale giallo. È ovunque! Nelle pareti dei palazzi più antichi, le alte mura che cingono alcune strade che, come silenti serpi dormienti, si insinuano fin dentro la città, inerpicandosi su colline, pendii sempre più ripidi, scoscesi.
Mi sono sempre chiesto come questo potesse essere possibile…perché tutto ciò che è costruito intorno a me è composto da questo materiale così particolare: una pietra dura, resistente, tuttavia leggera, facilmente levigabile… Il Tufo…
Può sembrare banale, forse assurdo…ma il Tufo, questo strano materiale, è paragonabile a me, ai miei amici, ai miei parenti e a tutta la gente che vive qui, intorno a me….a Napoli.
Noi siamo proprio come i mattoni di quell’alto edificio a strapiombo sul mare. Continuamente esposti alla furia delle onde, che senza ritegno persistono incessanti a colpirci: vittime sacrificali di un architetto sconsiderato, un folle, o forse un genio, che ha costruito la sua dimora nel posto più impensabile.
Noi siamo i mattoni di questa città. Destinati a dover resistere, nonostante tutto, alle intemperie della vita, alle sofferenze del mondo. Dobbiamo farlo e non possiamo venir meno, perché senza di noi il nostro palazzo, quell’edificio che si chiama Napoli crollerebbe, sbriciolato come un muro di argilla sotto le intemperie.
Ecco perché non possiamo e non dobbiamo arrenderci. Noi siamo parte di qualcosa di più grande, ognuno di noi è un piccolo elemento, un mattone, di qualcosa che tuttavia non può sopravviverne senza. E allora resistiamo, sappiamo che bisogna farlo perché siamo fatti così. Siamo duri, proprio come il Tufo e proprio come lui siamo resistenti. Difficilmente ci arrendiamo, difficilmente lasciamo perdere le cose realmente importanti, nonostante tutto, nonostante il mondo sembra urlarci contro l’ impossibilità di spuntarla, noi continuiamo, sappiamo che anche semplicemente averci provato sarà valsa la pena.
Tuttavia proprio come quel maledetto Tufo, noi siamo anche levigabili…e dopo tanti anni alcuni mattoni stanno perdendo la loro forma originaria, scalfiti dalle gocce del mare, deformati da anni di sconfitte.
150 anni logorerebbero anche il più resistente degli edifici, il più duro tra i materiali e anche noi, alcuni di noi, hanno perso la resistenza, oltre che la forma. Convinti dall’impossibilità, si sono adagiati nel brodo dell’insuccesso, soggiogati dall’incapacità di chi non sa di sognare e quindi semplicemente si sono arresi.
Ma c’è ancora chi, baluardo tra gli immortali, con follia quasi congenita, continua a lottare, abbracciato alla sua natura, quella natura così leggera, allegra, talvolta frivola, ma pur sempre forte e resistente, insormontabile.
Figli di Partenope alzate la testa! I mattoni non sono solo oggetti inanimati, destinati a dover subire per l’eternità. I mattoni, insieme, possono diventare un ostacolo insormontabile, possono deviare fiumi, bloccare tempeste, fermare venti e coprire il cielo. Noi possiamo risorgere, noi dobbiamo risorgere, come un araba fenice, dalle nostre ceneri! Nulla è perduto!
Ogni problema ha un solo punto debole e questo risiede nella sua soluzione. Bisogna quindi scavare, osservare, valutare e affrontare quel problema di petto, senza paura! Bisogna giocarcela fino in fondo, fino a quando l’ostacolo sarà diventato un ricordo. Solo allora potremo fermarci, guardarci alle spalle e renderci conto che dovremo correre ancora, lottare ancora, resistere ancora perché le onde non si fermeranno mai e NEMMENO NOI!

di Luigi Fabrizio