Con un po’ di ritardo, rispetto alla nostra tabella di marcia, pubblichiamo la breve intervista a Giorgio Nisini. Nella quale l’autore si racconta e ci parla della sua utlima creatura letteraria “La Lottatrice di sumo” edito da Fazi editore, che abbiamo recensito qualche settimana fa al seguente LINK.
– Oltre la scrittura chi è Giorgio Nisini nel quotidiano?
È sempre Giorgio Nisini: non vedo una scissione schizofrenica tra me e il mio essere scrittore. Semmai “cosa fa” Giorgio Nisini quando non scrive. E lì le cose sono davvero tante perché sono una persona curiosa: insegno, organizzo festival, faccio il padre, il marito, ho una piccola azienda agricola, sono presidente di un’associazione culturale e di un premio letterario, esco con i miei amici… insomma, vivo.
– Come nasce questa sua passione per la scrittura?
Da un bisogno di capire di più il mondo e di dare vita a cose che non trovo altrove. E poi da un bisogno irrefrenabile di raccontare storie.
– Il suo modus scribendi è influenzato da qualche autore?
Credo che sia influenzato da tutto ciò che assorbo e ho assorbito nella mia vita, scrittori certo, ma anche film, quadri, architetture, paesaggi, persone. Semmai ci sono autori che ho amato di più e che hanno contribuito più di altri a definire la mia idea di letteratura, penso a Dostoevskij, per esempio, Paul Auster, Murakami, Beppe Fenoglio. Ma è una lista lunga e in continuo movimento.
– Immagini di essere un libraio di provincia nello scaffale di quale genere letterario collecherebbe le sue produzioni?
Narrativa italiana
– C’è qualcosa del suo vissuto nella sua ultima creatura letteraria o è semplicemente una attenta analisi di un fenomeno ricorrente?
C’è sempre qualcosa di personale, ma poi tutto viene trasfigurato e rielaborato in una storia che non ha nulla di autobiografico. Il dato autobiografico non è in superficie, ma in profondità.
– Perché proprio la lottatrice di sumo, ci spieghi la simbologia e in che modo è arrivato a concepire questa figura.
La lottatrice di sumo rappresenta una femminilità molto distante dai canoni a cui siamo abituati. È una donna grassa e deforme, ma nel sumo l’obesità e la potenza fisica sono dei pesupposti per essere dei vincenti. Tutto si ribalta, il disvalore diventa un valore e una garanzia di successo.
– Lei come vive il rapporto con il passato?
In maniera fortemente nostalgica. Sono una persona che prova un grande amore, rispetto e attrazione per il passato, perfino per il passato che non mi riguarda, quello che sta alle spalle di me e della mia vita.
– C’è un personaggio in questo libro che aderisce al suo modo di essere, pensare ed agire?
Il personaggio più vicino a me è il protagonista, Giovanni Cadorna. Come lui sono una persona molto razionale ma anche fortemente attratta da tutto ciò che va al di là della ragione.
– Sogni nel cassetto e progetti per il futuro?
Tantissimi sogni, non bisogna mai smettere di sognare. Progetti per l’immediato futuro: un nuovo romanzo e l’avvio di una collaborazione con alcuni artisti visivi.
– Saluti i nostri lettori con una sua citazione del suo romanzo a cui è particolarmente legato.
“Margherita era Margherita e la sua inclassificabilità era ciò che mi aveva fatto innamorare di lei”.